Questo è un aspetto non trascurabile delle macchine da cantiere: molte sono dotate di stabilizzatori in quanto devono essere stabilizzate prima di essere sviluppate e utilizzate. Parliamo sia di piattaforme aeree semoventi sia di piattaforme aeree autocarrate… ma anche, chiaramente, di sollevatori telescopici!
Andiamo però per ordine. Parliamo innanzitutto di stabilizzazione della macchina: cos’è? Perché è indispensabile?
Per non dare definizioni improvvisate e imprecise del termine stabilizzazione, ci siamo affidati al dizionario on line Treccani, che dice:
stabiliżżazióne s. f. [der. di stabilizzare; cfr. fr. stabilisation]. – 1. L’operazione di stabilizzare, il fatto di stabilizzarsi o di venire stabilizzato, con riferimento a strutture, sistemi e apparati, materiali e prodotti, cui è opportuno assicurare o aumentare la stabilità, la capacità di resistere a forze e sollecitazioni esterne.
In particolare, in veicoli e mezzi terrestri, marittimi e aerei, per stabilizzazione s’intende l’adozione di provvedimenti e sistemi per assicurarne e aumentarne la stabilità.
Per garantire la stabilità di una piattaforma o di un sollevatore, come esplicitato anche nel manuale d’uso e manutenzione dell’attrezzatura, dobbiamo utilizzare gli stabilizzatori.
Nel manuale d’uso e manutenzione della macchina, sono sempre riportate le istruzioni per la corretta stabilizzazione del mezzo e vanno seguite pedissequamente.
In meccanica, gli stabilizzatori di marcia sono dei dispositivi che nei veicoli hanno la funzione di mantenere il parallelismo tra l’assale delle ruote e il telaio, in modo da correggere le ineguaglianze di aderenza sul terreno.
La stabilizzazione dell’attrezzatura serve a:
Gli stabilizzatori possono essere estratti e posizionati tramite un quadro comandi o manualmente, in tal caso operando sui singoli stabilizzatori in modo tale che sia centrata la bolla torica.
Più comunemente chiamata livella a bolla o livella sferica, è la tipologia di livella più diffusa: la sua funzione è di permettere di valutare l’inclinazione di una superficie rispetto ad un piano/linea orizzontale di riferimento.
Ci sono principalmente due tipi di stabilizzazione: in sagoma o fuori sagoma.
La stabilizzazione in sagoma si ha quando gli stabilizzatori, una volta posizionati a terra, non superano le dimensioni massime del corpo macchina. Un esempio lo si ha nella foto qui sotto:
La stabilizzazione fuori sagoma si ha quando gli stabilizzatori, una volta posizionati, oltrepassano le dimensioni massime del corpo macchina, come da foto:
Per garantire l’ottimale stabilizzazione dell’attrezzatura, tutti e quattro gli stabilizzatori devono essere in appoggio sul terreno.
Per soddisfare le richieste di mezzi in grado di offrire un’elevata produttività in cantiere, e in generale la possibilità di accedere alle massime prestazioni con spazi limitati, il produttore Cte ha messo a punto il sistema di stabilizzazione in sagoma HN dove H sta per stabilizzazione verticale e N sta per narrow, cioè stretto.
Gli ultimi arrivi in flotta GV3, che si aggiungono alle centinaia di piattaforme autocarrate da 20 metri patente B già presenti a parco, sono una decina di Zed 20.3 HN.
La Zed 20.3 HN è una piattaforma autocarrata articolata che raggiunge 20 m di altezza di lavoro, 8,2 m di sbraccio e 200 kg di portata.
Una volta estesi e in appoggio, gli stabilizzatori risultano all’interno della larghezza totale del mezzo, considerando lo specchietto come punto estremo della sagoma della macchina.
Questa piattaforma autocarrata e similari sono comunemente impiegate nei seguenti settori: lattoneria, dipinture, restauri, edilizia, pulizia vetrate e facciate esterne, manutenzione e impiantistica capannoni, luminarie e insegne, manutenzione del verde.
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